Alimentazione e pratica sportiva

Per quanto riguarda l’alimentazione applicata allo sport, in generale si puòAlimentazione e Sport| Lanza Personal Trainer|Personal Trainer Taranto affermare che mentre in passato l’alimentazione degli atleti era orientata prevalentemente alla prescrizione di regimi nutrizionali, a volte assai bizzarri e fantasiosi, da proporre in occasione dell’evento gara, oggi, più modernamente, si pensa soprattutto ad una vera e propria preparazione nutrizionale dell’atleta, da realizzare nell’arco dell’intera stagione sportiva.

Questo perché, dall’idea di una dieta straordinaria per un eventostraordinario (la gara), si è passati a considerare, più giustamente, la adeguata e corretta alimentazione dell’atleta come uno dei cardini fondamentali per promuovere una condizione di completo e valido stato di buona salute, fisica e psichica, premessa indispensabile per il raggiungimento della migliore prestazione sportiva.

Infatti solo l’atleta che raggiunge tale stato di benessere è in grado di sopportare bene gli elevati carichi di allenamento necessari per realizzare quei favorevoli adattamenti metabolici e funzionali dei vari organi ed apparati, in grado di favorire il raggiungimento di risultati tecnici di eccellenza.

Dall’insieme di queste considerazioni scaturisce la necessità che il regime nutrizionale di un atleta rappresenti il risultato di un articolato protocollo di valutazione che comprenda aspetti clinici, antropometrici, metabolici e nutrizionali senza trascurare anche quelli psicologici e socio-culturali.

L’energia necessaria per eseguire qualsiasi lavoro muscolare, dal più semplice al più complesso, a prescindere dalla via metabolica attivata (aerobica, anaerobica alattacida o lattacida), deriva sempre e in ogni caso dalla scissione dell’ATP (adenosintrifosfato) in ADP (adenosindifosfato) e P (fosforo inorganico).

Questa reazione, al pari di qualunque altra reazione chimica, implica la produzione contemporanea di calore che, per le elevate necessità energetiche, proprie delle attività sportive, almeno della maggior parte di esse, produce un innalzamento considerevole della temperatura corporea interna.

Metabolismo|Lanza Personal Trainer| Personal Trainer Taranto

L’organismo umano, quando è sottoposto ad uno sforzo fisico, tanto più se svolto in condizioni di temperatura e di umidità ambientali elevate, ma anche in caso di temperature fredde, deve attivare necessariamente quei meccanismi (termoregolazione) in grado di indurre un’adeguata riduzione della temperatura corporea (termodispersione).

Il meccanismo più efficace in tal senso è l’evaporazione del sudore che, durante il lavoro muscolare, è prodotto in maniera più efficiente proprio per salvaguardare l’integrità dell’organismo e per garantire la massima capacità di prestazione atletica.

Infatti, ogni grammo o millilitro d’acqua che evapora comporta la dispersione di 0,58 kcal; tuttavia, a questo proposito, è bene ricordare fin da ora che sudare non determina dispendio energetico (non fa dimagrire!) e che solo l’acqua effettivamente evaporata produce una riduzione della temperatura corporea.

Viceversa, la quota di sudore che rimane negli indumenti rimossi o sgocciola a terra o è allontanata meccanicamente dalla superficie cutanea, ad esempio con gli asciugamani, non produce effetti favorevoli sulla termo dispersione, ma, al contrario, determina soltanto una perdita di acqua in grado di aggravare lo stato di disidratazione dell’organismo.

Inoltre va ricordato che le riserve energetiche glucidiche dell’organismo umano sono molto scarse, essendo rappresentate esclusivamente dal glicogeno epatico (80-100 gr) e muscolare (300- 400 gr), oltre alla modesta quota di glucosio normalmente presente nel sangue (glicemia: 60-100 mg/dl, pari a circa 2.6 g in totale, considerando la massa di sangue pari a 60-80 ml/kg p.c., rispettivamente nella femmina e nel maschio adulto, al di sotto dei 50 anni di età).

ciclo di cori|lanza Personal Trainer| Personal Trainer Taranto

 

Pertanto, in considerazione di questi semplici elementi e della scarsità delle riserve di glicogeno, è possibile indicare per l’alimentazione degli atleti tre obiettivi nutrizionali principali:

  • Apporto sufficiente di energia;
  • Apporto maggiore di carboidrati;
  • Apporto maggiore di acqua;Ve ne sono altri quattro che possiamo definire obiettivi nutrizionali ulteriori, piuttosto che secondari, in quanto nulla deve essere considerato secondario nella corretta alimentazione di un atleta:
    • Apporto adeguato di proteine;
    • Apporto adeguato di minerali;
    • Apporto adeguato di vitamine;
    • Apporto adeguato di fibra.Da quanto detto sino ad ora, seppur brevemente, risulta chiaro che non è corretto proporre schemi dietetici troppo rigidi, da adattare genericamente a tutti coloro che praticano le diverse discipline sportive. Al contrario è più giusto educare gli atleti a gestire individualmente la propria alimentazione, fornendo loro una serie, la più ampia ed adeguata possibile, di scelte alimentari consoni agli specifici impegni atletici.

      Al contempo, attraverso una opportuna valutazione del singolo atleta, è possibile ottenere le varie informazioni per elaborare una proposta nutrizionale personalizzata che consideri anche i diversi periodi del programma di allenamento, gli impegni agonistici ed i periodo di riposo atletico.

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